giacomoGiacomo Zambonini gestisce la sua azienda da circa 10 anni a Ventasso, in provincia di Reggio Emilia, nel Parco nazionale dell’Appennino tosco – emiliano. In estate, da metà giugno a metà settembre, porta circa 300 capi di pecore di razza massese da latte agli alpeggi estivi a circa 10 – 15 km dall’azienda, in autunno fa ritorno ai pascoli recintati a bassa quota, in inverno tiene gli animali in stalla. Ci racconta di subire in media due attacchi all’anno, ma di non perdere più di un paio di capi in quelle occasioni.

Giacomo non lascia mai incustodito il gregge, possiede nove cani da protezione maremmani abruzzesi che lo affiancano per sorvegliare gli animali di giorno, ma di notte preferisce tenere al chiuso, dentro i recinti elettrici mobili, sia le pecore sia i cani. «Parlerei solo di benefici: molte meno preoccupazioni per me e meno stress per gli animali, e ovviamente una bella riduzione delle perdite», dice, quando gli domandiamo la sua opinione sulle misure di protezione. Un consiglio per un collega? «Falciare e falciare l’erba nel caso delle recinzioni elettriche e poche coccole ai cani! I cuccioli devono nascere in stalla con le pecore ed è un vantaggio avere cani adulti con esperienza che fanno da “maestri”». Le principali difficoltà? «I cani sono bravi, ma i turisti si lamentano e le recinzioni sono un problema con i caprioli, che correndo spaventati possono impigliarsi nelle reti danneggiandole e ferendosi».

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