Alpi e Appennino Ligure. Una rete di contatti
Abbiamo raccolto storie d’imprese che nascono tra il 1970 e il 2016 e che si collocano lungo l’Appennino Ligure fino a lambire le Alpi Liguri, includendo due casi nel confinante Piemonte; alcune imprese ricadono in aree protette tra le quali i Parchi Naturali Regionali delle Alpi Liguri, del Beigua, dell’Antola e dell’Aveto.
Le dodici aziende che vi presentiamo operano in aree che vanno da 15 fino a 400 ettari, alcune a corpo unico, altre frammentato. Andrea, Antonella, Davide, Erika, Francesca, Marco e Sabina conducono il bestiame in pascoli nel raggio di un paio di km dall’azienda, mentre Agostino, Maria Assunta, Marco, Pasquale e Rino, che praticano la transumanza, conducono in estate gli animali in alpeggio fino a 100 km di distanza dall’azienda. D’inverno la maggiore parte di loro ricovera gli animali in stalla, ma Antonella e Rino pascolano tutto l’anno. Tra le specie allevate vi sono pecore, capre e vacche (fino a 500 capi), ma anche asini e c’è anche chi possiede allevamenti misti. Storie di allevatori che hanno deciso di adottare misure di protezione (cani da protezione, recinzioni anti-predatori e dissuasori), molti per loro stessa iniziativa, altri tramite assistenza fornita da tecnici specializzati tra il 2011 e il 2015. Ecco la loro storia in comune.
Tutti concordano sul fatto che l’arrivo del lupo non è stato indolore: Pasquale ha perso anche 70 capi in un anno; Agostino, Maria Assunta e Rino hanno subito da 7 a 10 attacchi ogni anno. Tutti sono però soddisfatti di avere scelto di prevenire: «Non abbiamo eliminato i danni ma li abbiamo ridotti in maniera netta», con un ritorno economico non indifferente. Questi allevatori hanno ben compreso che la prevenzione è un impegno da non sottovalutare, ma che rende. La maggior parte di loro usa recinzioni elettriche e cani da protezione, ispeziona il bestiame una volta al giorno, elimina le carcasse, e quasi tutti quelli che vanno in alpeggio aumentano la sorveglianza associando più misure protettive (cani, recinzione e un custode). Con o senza assistenza di tecnici, quasi tutti gli allevatori hanno integrato i cani nel gregge o nella mandria fin da cuccioli, avvalendosi in molti casi della presenza di cani esperti e usando da uno a sette cani in tutto. Soltanto due allevatori hanno deciso di adottatore solo dissuasori e entrambi affermano di avere comunque avuto una riduzione dei danni.
Sette allevatori ci raccontano che «Facendo prevenzione le pecore sono più calme e anche io sono meno stressato e più calmo!». Agostino, Antonella, Davide, Francesca, Pasquale e Rino riconoscono che l’impegno è considerevole e che soprattutto per le recinzioni ci vuole molta manutenzione tra pulizia, controlli giornalieri e mano d’opera in più se si pascola in alpeggio. Davide ci racconta che mettere al sicuro il bestiame nei recinti riduce la possibilità di utilizzare aree di pascolo più estese, ma ha il vantaggio di lasciare al pascolo gli animali anche la notte. Andrea, Erika e Rino concordano sul fatto che le spese veterinarie possono essere un peso e Antonella dice che la presenza dei cani comporta un lieve aumento del tempo dedicato alla gestione del gregge, perché deve essere alimentato separatamente dai cani; ma tutti riconoscono un risparmio complessivo sul medio e lungo periodo dovuto alla diminuzione delle predazioni.
Tutti credono molto nell’importanza di creare una rete di contatti tra gli allevatori; alla domanda: «Hai dei consigli per un tuo collega?», le risposte non sono state parsimoniose. Per i cani: 1) scegli un cane da una linea genealogica da lavoro; 2) inserisci il cane nel gregge o nella mandria fin da cucciolo; 3) anche se non hai ancora subito danni, prenditi subito dei cani da protezione; 4) presta tanta cura e attenzione alla fase di inserimento del cucciolo nel bestiame. Per le recinzioni: 1) evita il “fai da te” e chiedi assistenza a tecnici specializzati o ad altri allevatori che da anni usano con successo le recinzioni; 2) fai attenzione alla messa a terra; 3) fai manutenzione giornaliera.